L’ultima lezione di Miss Bixby by John David Anderson

L’ultima lezione di Miss Bixby by John David Anderson

autore:John David Anderson [Anderson, John David]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852083389
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Topher

George Nelson se ne è andato. E con lui tutti i nostri soldi.

Immagino di non essere il primo a dirlo.

Siamo fuori del negozio in tempo record, rimettendo di corsa le bottiglie al loro posto sugli scaffali. Dietro di me sento il tizio di A Tutta Birra che ci urla qualcosa – parole che Brand dovrà sostituire con altre più innocenti di sua invenzione – ma non ci fermiamo a sentire il resto. È qualcosa sul non azzardarci a rimettere mai più piede nel suo negozio, credo. E qualcosa sulle nostre madri.

Adesso, in strada. Guardiamo a sinistra. A destra. Ispezioniamo la zona. Maglietta blu. Jeans sdruciti. Capelli neri. Eccolo. All’angolo. Il ladro ci guarda, poi riparte, a passi veloci.

«Eccolo! Seguiamolo!»

Ho sempre voluto dirlo.

Brand parte per primo, io dietro di lui, Steve in coda, e dice qualcosa sullo zaino, che ballonzola, che è pesante, ma io gli urlo di tenere il passo. George Nelson se la sta svignando. Raggiungo Brand e, con il fiato corto, partiamo con la telecronaca.

«L’indiziato è un maschio bianco. Un metro e settantacinque. Ottanta chili circa. In fuga a piedi. Avvistato l’ultima volta all’incrocio di non so quale strada stiamo percorrendo di corsa con non so quale altra strada stiamo per imboccare.» Aspetto che Brand aggiunga qualcosa, che chieda se l’uomo sia magari armato o pericoloso, se sia il caso di procedere con cautela, invece aggiunge soltanto che l’indiziato è un coglione pazzoide. È talmente fuori di sé che non riesce neppure a dirlo con parole sue.

Sfrecciamo dietro l’angolo come se fossimo inseguiti dagli zombie, anche se dietro di noi c’è soltanto Steve, che appare già sull’orlo del collasso. Davanti a noi, George Nelson continua a correre, arrischiando un’altra occhiata dietro di sé prima di lanciarsi nell’incrocio. Un’auto, sgommando, si ferma con uno stridore di freni e George ci va contro, battendo il ginocchio sul paraurti. Ruota su se stesso e riprende la fuga, provocando altre brusche frenate e strombazzate di clacson. Il conducente dell’auto, che per poco non lo investe, abbassa il finestrino e comincia a imprecare, mentre io e Brand ci catapultiamo in mezzo alla strada: se insegui il cattivo, non attraversi mica guardando a destra e a sinistra.

Brand gira intorno all’auto che per un pelo non ha investito il ladro, ma d’istinto metto le mani sul cofano e più o meno con un balzo mi ci ritrovo davanti. Non è la stessa cosa che saltarci sopra e poi saltellare da un’auto all’altra, che è esattamente quello che voglio fare, ma ci sono andato più o meno vicino. Quello dentro la macchina urla pure lui qualcosa su mia madre e ci dà sotto con il clacson. Mentre raggiungiamo il ciglio della strada, mi guardo dietro e vedo Steve sul marciapiede all’incrocio, appoggiato a una cassetta postale, che ci fa cenno con la mano.

«Ehi, ragazzi… proseguite… senza di me» grida. Poi si accascia, con le gambe incrociate sotto di sé.

«Uomo a terra!» dico, ma Brand non si ferma. Non può. George ha ancora una trentina di metri di vantaggio.



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